Le Caratteristiche degli Abhyadhari

 

Dialogo tra l’Anziana Nonna e Aghoreshwar. Casa di Gurudev in Brahmanisthalaya, Villaggio di Sogra (Shakradhar) vicino alla città di Jashpur, Distretto di Raigarh (Madhya Pradesh).

27 Marzo 1982, Ore 3,45

Una volta quando incontrai l’Anziana Nonna lei mi disse: “Oh, Asceta! Un giorno ho incontrato Chethariya Vir Baba. Quella volta lui mi disse, mentre parlava di un Sadhu Gurudev che viveva in un Ashram a Shakradhar, che egli era un Audhar (Odhar), un Abhyadhar. La sillaba ‘Dha’ nella parola ‘Audhar’ era usata nell’antichità, ora essa e sostituita con la ‘Gha’, e la parola è divenuta in questo modo Aughar.

Chethariya Vir Baba mi diceva che la ferma determinazione degli Abhyadhari in realtà è Abhyadhar. Anch’io altresì sapevo questo ma lo compresi meglio quando Chethariya Vir Baba me lo spiegò. Gli ‘Abhyadhar’ sono quegli esseri che, rinunciando a tutte le creazioni materiali di Dio, vagano nella libertà del Pran.

Essi non dovrebbero chiamarsi Aughar ma ‘Abhyadhar’; Oh, loro hanno poco a che fare con gli Hatha Yoghi. Sono innocenti come te e considerano la Madre Divina come la loro stessa madre.

Gli Abhyadhar sono rari e trovarli non è così facile. Vivi pure tu là?”

Dopo averle confermato questo, l’Anziana Nonna ricominciò ancora: “Questa è una strana situazione Baba. Virtù e vizi sono come il mattino e la sera. Le gambe qualche volta sono sulla testa, e la testa qualche volta sulle gambe. La nuvola arrogante fa sempre piovere. Dopo aver provveduto alle nostre necessità, noi dovremo vivere correttamente la nostra vita.

Baba! Invero le necessità contenute sono le scale che portano in cielo, ma che cos’è il cielo? Il cielo non è niente eccetto che una degenerata, marcia, artificiale e vuota immaginazione. Con tolleranza e pazienza un giorno estirperai tutti i desideri e le ambizioni che dimorano nel tuo corpo, in quel momento la tua condizione mentale sarà come quella del cielo, una felicità divina! Persino il desiderio di una paglia rende un uomo povero. La povertà qui non implica la religione ma i sentimenti dell’essere tristi. Procura un gran dolore e affanno il desiderio della pagliuzza. Chi rinuncia anche a questo desiderio viene chiamato Sadhu, solo egli può vivere una vita facile e semplice. La persona disinteressata alle complessità dell’ambizione è chiamata Abhyadhar o Oghar.”

Raccontando queste sagge cose l’Anziana Nonna continuò sorridendo e disse: “Io penso che tu sia quell’Abhyadhar Sadhu del quale Chethariya Vir Baba mi raccontava, ma come spiegare? Anche lui sa che tu non sei imprudente, ma che piuttosto sei molto saggio e accorto. Forse puoi esserti rallegrato da questo breve intrattenimento.” Io dissi: “Si Nonna! Discorrere non è peccato. Nonna! Invero non è chiamata la maestria del Mantra (Mantrodhar) armonizzare e guidare le illusioni illimitate come stelle della sconfinata mente? La maestria del Mantra è indicativa dell’Abhyadhar.”

L’Anziana Nonna replicò: “Si, é complementare dell’Aughar. Anche il comportamento che si rinnova e cambia è complementare dell’Aughar. Ritrovando gli Abhyadhar dopo un lungo periodo essi avranno comportamento e atteggiamenti diversi dall’incontro precedente. Allo stesso modo dovresti capire per esempio come il nome ‘Mara’ (morte) diviene ‘Rama’. Quando tu ripeti un nome un’infinità di volte la sua forma originaria cambierà e si tramuterà in un nome diverso. La gente così si adagia e assorbe questo cambiamento, prende questa china e la realtà originaria del nome svanisce. Altresì questa realtà sembra come quella di un vestito rattoppato del quale è ben difficile scorgere l’estensione integrale della stoffa primitiva. La fine del vizio è chiamata ‘tesoro’. Come si può ottenere allora il tesoro delle virtù? Con compagnie sante (satsang), frequentando gente pia.”

Io gli dissi: “Anziana Nonna! Quando le tue sopracciglia sono tirate come l’arco allora il fresco suono proveniente dal centro delle tue narici diviene l’incarnazione della purezza. In quel momento la naturale bellezza del tuo viso sotto le narici trascende il significato di ogni parola. Quando parli il cielo si ammutolisce e come incantato gode l’estasi che il suono amabile e gioioso della tua bocca procura, neanche la recita di un qualsiasi mantra può donare una simile delizia.

Anziana Nonna! La tua benedizione mi ha portato alla più alta cima delle siddhi. Anziana Nonna! Vedo in te l’essere immortale. Tu sei infatti l’immortale creatura dove il tempo cessa di esistere. Sì, in pratica la vita fatta di cose possibili e impossibili non tocca la mente. Anziana Nonna! Tu ci apri e ci sveli il complesso linguaggio letterario raccolto nel libro del nostro cuore. Ora io sento solo il bisogno di comprendere proprio questa grazia. Nonna, Anziana Nonna! E’ vero, tu sei Saraswati!”.