Percorso
Aghori Baba
Shri Aghoreshwar – Ananya Diwas 1989
Queste vite ed aneddoti di Maestri Aghori sono stati raccolti nei libri di Shri Aghoreshwar e sono tratti dai ricordi dei discepoli e dal racconto popolare. Sui Maestri Aghori, anche di epoca recente, si sa molto poco e quello che molte volte è conosciuto sono solo le narrazioni nella tradizione locale. Qui sono riportate per tramandarne la memoria.
I Santi sono immortali e questo è specificamente vero con gli Aughar. Gli yogin Kapalika che si muovono nello spazio, oltre la sfera terrena, possono venire in contatto con le persone di alta conoscenza e sviluppo interiore e li guidano sempre. Baba Kina Ramji, dopo aver preso il Samadhi in Kashi, continuò ad apparire ai sadhak e ai devoti in molti luoghi come Jagannath Puri, Ganga Sagar, Girnar ed altri luoghi santi.
Egli apparteneva ad una famiglia bramina di Darbhanga ed il suo abbigliamento era alquanto strano. A causa del suo modo di vestire nessuno poteva immaginare che fosse un illuminato di tale livello. Indossava costosi e preziosi abiti di seta, teneva un pregiato bastone e i suoi occhiali avevano la montatura d’oro. Vedendolo così chi poteva dire fosse un grande santo? Era conosciuto come il Maharaj di Darbhanga. Nello shmashan di Gangi viveva una penitente bengalese (avadhutin), una vera asceta. Quando Atma Ramji arrivò per la prima volta allo shmashan lei lo aggredì verbalmente, intimandogli di andarsene ma il sadhak rispose: “Il figlio della tigre non teme la madre.” A questo punto la Madre si ammansì e lo lasciò avvicinare. Molti anni trascorsero insieme nello shmashan ad effettuare la sadhana. Atma Ramji prese il samadhi in Darbhanga e dopo quattro o cinque anni la Madre si allontanò verso qualche luogo sconosciuto. Il guardiano dello shmashan ricorda benissimo Atma Ramji, aggiungendo che non incontrò mai più una persona straordinaria come lui.
Aghor Baba Ramnareshji – anni 70
Aghor Ramnareshji
Il venerabile Paramahans (Grande Cigno; che ha trasceso i legami dell’esistenza) Ramnareshji nacque nel 1926 nel Bihar, nel distretto di Ara, a pochi chilometri da Gundi, il villagio natale di Shri Aghoreshwar. Nell’infanzia visse con lo zio che lavorava a Calcutta. Attorno ai dodici anni ritorno al proprio villaggio, Bhakurapur, ed iniziò ad uniformarsi alle dottrine Vaishnava. La sua educazione scolastica fu alquanto modesta. Nella giungla di Shivpur, poco lontano dal villaggio, viveva Baba Kripaldasji con i suoi discepoli e il giovane vi si recava spesso per incontrare e parlare con il Baba delle imprese degli yogin. Quattro, cinque anni dopo intraprese il commercio del grano tra Ara e Chhapra ma Dio (Ishwar) aveva deciso diversamente. Per spezzare i suoi legami terreni il divino interporse un ostacolo: subì una grave perdita e la sua mente volle allontanarsi dall’accaduto. Si avviò verso Ara ormai disilluso dai legami terreni, pieno di pessimismo verso l’esistenza. Nel buio denso in cui si trovava stava per apparire una luce. In Ara incontrò Basgit, il dom (operatore funebre) che vendeva la legna nello shmashan Gangi. Egli lo invitò ad andare a rendere omaggio al venerabile santo Atma Ramji, che risiedeva in quello shmashan. Nella sua disperazione Ramnareshji non sapeva a cos’altro aggrapparsi. Quando vi arrivò il mattino presto, il divino Atma Ramji era seduto su una tomba e stava mangiando un limone. La notte precedente il santo aveva effettuato un puja speciale con la Madre (una avadhutin del campo crematorio). Il mahatma offrì a Ramnareshji una parte del limone che, dopo averlo mangiato, sperimentò il risveglio della kundalini e ottenne l’illuminazione divina. Durante tutta la sua vita Atma Ramji gli fece praticare la sadhana completa.
Baba Ramnareshji e Shri Aghoreshwar – anni 70
Quando arrivò a Kashi, un prete dei pellegrini cominciò ad inviargli due chili di farina al giorno che il Baba divorava cruda. Attraverso la sua grazia quel devoto senza progenie ottenne due figli e la sua posterità fu assicurata.
Uno volta questo Baba ordinò di pulire e addobbare dentro e attorno alla sua casa. Quando i discepoli chiesero il perché di quella necessità, Egli rispose che tutto doveva essere pronto per dare il benvenuto all’Imperatore. Dopo qualche giorno Giorgio V, Imperatore d’India, venne per incontrare il Baba.
In altra occasione chiese al discepolo di portare un’altra sedia nella sua stanza. Immediatamente un Mahatma apparve e vi si sedette, passò del tempo con il Baba e poi se ne andò. I discepoli testimoni sospettavano qualcosa di misterioso e domandarono al Baba chi fosse quell’uomo. Egli replicò: “Era un Aghoracharya arrivato dal Girnar attraverso il cielo…”
Molti devoti del Bihar e del Uttar Pradesh dicevano di aver visto questo Baba viaggiare in cielo seduto su un trono. Egli iniziò molti sadhak attraverso l’energia che generava dai suoi occhi.
Aughar Hira Ram Baba
Il grande sadhak Hira Ram di Ramshala, Ramgarh, era un grande devoto del Guru. Egli, in una occasione, dovette risiedere diverso tempo in una area abitata prevalentemente da prostitute. Quando fece ritorno all’ashram del suo Guru, la gente lo accusò di immoralità. Hira Ram si tolse il perizoma rosso (langoti) e lo gettò sul fuoco dicendo che se il suo voto di castità fosse stato rispettato, il perizoma non sarebbe bruciato. Infatti il langoti non bruciò e, dopo l’invito del Guru, lo riprese e se lo rimise.
Baba Matura Ram – Krin Kund anni 50
Si narra che durante l’infanzia era seduto su un covone di fieno assorto nei suoi pensieri (in meditazione?) quando il fieno prese fuoco. I paesani accorsero per spegnere e fiamme e quando il fuoco fu estinto, il ragazzo era ancora al suo posto miracolosamente illeso. Il suo grande Guru, il grande sadhak Kailashpatri, una volta camminò sulle acque del fiume in piena coi suoi karaon (sandali di legno) e, attraversandolo, arrivò sulla riva sabbiosa opposta dove Bama si trovava. Indicando al ragazzo una pianta secca di Tulsi, gli chiese se fosse viva o morta. Bama confermò che era totalmente secca e morta. “Vita e Morte sono la stessa cosa, figlio mio” rispose e spruzzando dell’acqua sulla pianta, questa miracolosamente ritornò immediatamente verde e viva.
Dopo la morte del padre, la situazione della sua famiglia divenne gravosa. Alla morte della madre fu sbalorditivo il modo in cui, caricandosela sulle spalle, attraversò il fiume Dwarika in piena per arrivare al campo crematorio ma quando chiese al fratello minore di celebrare l’evento invitando la gente dei villaggi vicini, tutti rimasero perplessi a causa delle loro modeste risorse economiche. Il Baba rimase allo shmashan ma sconosciuti portarono alla sua abitazione tutto quanto era necessario per la cerimonia in tempo. Quando arrivò il momento di nutrire i bramini, iniziò a piovere e la gente esternò la propria delusione. Improvvisamente il Baba apparve sul luogo dove si teneva la cerimonia e la pioggia si interrupe, mentre continuava a cadere tutt’attorno.
Una volta una giovane donna venne ad incontrare il Baba. Lei portò in dono del porridge preparato con sentimento e mente pura. Il Baba, accettando la sua offerta, rispose: “Molte grazie, Madre. Tu avrai ricchezza e figli.” Nell’udire queste parole la giovane scoppiò in pianto dicendo che lei, purtroppo, era vedova. Il Baba rispose: “Non piangere, quanto ti ho detto sicuramente accadrà. Madre Tara mi ha detto che tu avrai diversi figli.” Le sue parole si avverarono: una persona ricca la sposò e divenne madre.
Un’altra volta il re di Darbhanga volle visitare il Baba a Tarapith. La gente gli disse che il re era suo grande devoto ed era venuto appositamente per incontrarlo. Il Baba disse: “Come mai? Io sono un mendicante del campo crematorio, una persona normale; cosa hanno a che fare Re ed Imperatori con me? Forse è meglio che me ne vada da questo posto.” La gente consigliò al re di recarsi dal Baba da solo (senza seguito), cosa che il re fece. Dopo questo incontro la grazia del Baba si manifestò mandandogli un figlio e realizzando i suoi desideri.
Samadhi di Baba Dalsingar Ram, a destra Baba Rajeshwaram – Krin Kund
Shri Tailang Swami
Quando egli era un bambino suo madre andò al tempio per pregare e mentre si trovava in profonda concentrazione, vide un raggio di luce uscire dalla statua di Shiva che, dopo aver illuminato la stanza, entrò dentro il bimbo appoggiato sul pavimento.
Il bimbo divenne un Baba e prese a girovagare per i luoghi santi, arrivando a Rameshwaram. Un povero ragazzo bramino gravemente ammalato era appena morto ed i suoi amici piangevano sulla pira, pronta per essere accesa. Il Baba, commosso, spruzzò sul ragazzo dell’acqua dal suo kamandel recitando dei Mantra sottovoce, ed il giovane tornò in vita.
Si narra che una volta desiderò bere il latte della madre Narmada. Il ruscello si trasformò in latte e Khaki Baba, che era presente, desiderò a sua volta bere quel latte ma quanto le sue labbra toccarono il latte, questo si trasformò ancora in acqua.
Un’altra volta era seduto sui gradini del Triveni ghat quando una fortissima tempesta si stava avvicinando. Ram Taran Bhattacharya invitò il Baba a rifugiarsi a casa sua. Lo swami lo rincuorò assicurandolo che nulla avrebbe potuto accadergli perché doveva salvare i passeggeri di una barca. Una barca si trovava in quel momento mezzo al fiume ed improvvisamente si inabissò. Con grande sorpresa dei testimoni sulla riva, la barca riemerse con il suo carico di passeggeri urlanti e piangenti e galleggiò sicura fino a riva. Quando i passeggeri infine scesero dalla barca, il Baba era tra loro. A Ram Taran in seguito, con un sorriso, disse: “Non c’è nulla di sorprendente, ogni persona potrebbe esercitare simili poteri. Ogni cosa diventa possibile dopo il risveglio, non c’è nulla di innaturale o magico in questo. L’uomo, perdendo le naturali facoltà, diventa innaturale e ai suoi occhi ciò può sembrare soprannaturale.”
Quando a Kashi venne arrestato perché si aggirava in città nudo, scomparve dalla cella in cui venne rinchiuso. Gli stupefatti guardiani lo videro poi ricomparire con un sorriso beffardo. Venne condotto dal magistrato che gli chiese di accettare del cibo. Il Baba rispose che avrebbe accettato il suo cibo se il magistrato avrebbe diviso con lui il suo ed immediatamente defecò sul palmo della sua mano esclamando: “Signore, questo è il mio cibo quotidiano” e lo offrì al giudice ma proprio mentre tutti gli sguardi si stavano rivolgendo a lui, lui ingoiò le sue feci trasformate in un delizioso cibo la cui fragranza si sparse per tutta l’aula. Il magistrato riconobbe nel Baba un essere divino ed emanò un’ordinanza in cui concedeva a Tailang Swami di andare nudo dove voleva senza che alcuno potesse impedirglielo.
Aghor Bhola Ramji
Egli viveva al Kina Ram sthal ma si recava in villaggi lontani ad elemosinare. Alcuni sadhak che lo accompagnarono dissero di averlo visto volare seduto sul suo Kapal. I residenti dei villaggi in cui si recava hanno riportato il fatto che Egli, dopo aver raccolto l’elemosina, uscisse dal villaggio e si allontanasse per mezzo del Kapal. Questa è una storia famosa tra gli Aghori Kinarami. In seguito, all’insorgere di contrasti all’interno del Kina Ram Sthal, lasciò il Krin Kund ed iniziò a vivere sulle rive del Gange in Bihar. I suoi discepoli sono ancora presenti in quella zona. Si dice che se Egli fosse rimasto al Krin Kund, ne sarebbe diventato il Mahant.
Baba Dham Ram Khandava
Egli era un impiegato del governo che proprio per la sua sincerità e per il suo legame con coloro che praticano l’ascetismo aveva dovuto rinunciare all’impiego. Grande personaggio del novecento, per venti anni tenne legata ad una mano una roncola. Dopo aver provveduto ai bisogni corporali, non si sa se si lavasse le mani. Non faceva mai il bagno. Era un grande, straordinario Aghori e, in Madhya Pradesh, il numero dei suoi fedeli è molto grande.