Percorso
Gli Aughar-Aghoreshwar
Due giovani si recarono da un Guru per essere iniziati. Il Guru chiese loro di andare sulla riva di un fiume per informarsi sul carico di merci che un battello di passaggio, da poco attraccato, trasportava. Uno dei due giovani si recò là prontamente, prese delle informazioni riguardanti quel carico e poi le riferì al Guru. L’altro giovane acquisì in modo sistematico dettagliate informazioni su ogni cosa, non badò solamente al carico che il battello stava trasportando. Egli venne a sapere da dove proveniva, dov’era diretto, quanti giorni sarebbero occorsi per arrivare alla destinazione e in quanti giorni il battello sarebbe stato in grado di ritornare. Quel giovane fece ritorno dal Guru con questo rapporto per intero. A ognuno di loro in seguito il Guru diede un bastone e li invitò a recarsi in un luogo ove nessuno fosse presente, di spezzare il bastone e venirsene indietro. Il secondo giovane che aveva attinto dettagliate informazioni riguardanti il battello, si impegnò in questa ricerca andandosene in giro per parecchio tempo, poi egli ritornò senza avere spezzato il bastone. Il Guru chiese a entrambi: “Avete spezzato il bastone?”. Il primo giovane replicò in modo affermativo mentre il secondo giovane disse: “M’accorsi di essere in qualunque luogo da me visitato benché là non vi fosse alcuna persona. Vidi me stesso ovunque. Non riuscii a trovare posto dove io non fossi presente”. Il Guru allora disse: “Si, tu sei un discepolo preparato in modo adeguato. Tu hai il diritto di rimanere vicino al Guru”. Al primo giovane invece disse: “Vai e fai quel che fanno gli altri. Questo genere di via spirituale non fa per te. Tu in questa vita non avrai la capacità di metterla in pratica. Non cercare veramente di fare ciò”. Vi sono molti che non intendono che cosa venga detto veramente, e per quanto si abbia o meno la risposta ciò vale anche per noi. Il secondo giovane con la sua curiosità arrivò a conoscere quella sorgente di forza e creatività; quel giovane che comprese che non v’era luogo privo o vuoto d’aria, terra, cielo. Loro tutti sono presenti ovunque e perciò lo siamo, sempre, anche noi.
Vedo molta gente che si trascina in giro il fardello del proprio corpo e la sensazione che hanno è che sia un fardello molto pesante. Sembra così pesante che alla fine essi si comportano come un certo taglialegna che per essersi stancato di portare la sua fascina, disgustato la getta per terra ed esclama: ‘Oh Morte! perché non ti presenti a me?’. Il suo richiamo era così sincero che qualche tempo dopo la morte gli si presentò davanti e gli domandò: ‘Perché mi hai chiamato?’. Il taglialegna terrorizzato si lasciò sfuggire: ‘Oh Morte! Capiti a proposito; puoi aiutarmi a mettere sul mio capo questo fascio di legna?’. Il nostro caso è identico: quando diventiamo apprensivi o stufi, cerchiamo la morte e quando essa giunge ci spaventiamo ancora di più e gli chiediamo di ridarci il nostro pesante fardello ovvero il nostro corpo. In quel momento non diciamo ‘Abbiamo bisogno di essere salvati da questo gravame. Pertanto, quando veneriamo la Madre Divina non lo facciamo solo per i nostri profitti personali ma la preghiamo per salvaguardare la nostra vita e i nostri sensi e perché ci doni quella conoscenza divina mediante la quale noi si possa arrivare a conoscerla. Non il tipo di conoscenza che veramente non è conoscenza e che di fatto ci mantiene nel buio tutta la vita. Questa vita è preziosa. Ognuno può dire: ‘Oh Madre! Qualsiasi errore che consapevolmente o no io abbia commesso, ti supplico, perdonami per questo.’ Io veramente non conosco la complessa relazione causa-effetto delle cose. Io non conosco neanche il vostro vero nome. Io vi ho soltanto visto fare molte cose, e così poiché da queste eravate coinvolti io ho cominciato a chiamarvi con tanti nomi diversi. Voi avete ascoltato le mie suppliche. Voi a me prestate attenzione, ma il mio desiderio di comunicare con voi non è soddisfatto. Io non sono in grado di conversare con voi. Non riesco a capire i vostri suggerimenti. Oh Madre! Quando noi arriviamo a capire i tuoi suggerimenti ed il modo in cui tu fai avvenire le cose, noi saremo capaci di vederti ovunque. Tu sei come il fuoco, come il sole, come i raggi del sole, tu sei luce, tu sei divina!”
I ricercatori di Aghoreshwar considerano le bevande alcoliche, le menzogne, il furto e le debolezze come escrementi. Essi dicono sempre che, indulgendo in queste cose possono essere attaccati dall’arma dei desideri carnali. Perciò ognuno dovrebbe sempre sfuggirle.
Gli esseri umani trovano amici, sostenitori e amanti a seconda dei loro gusti. Non desidero essere così. Voglio rimanere come una persona povera. Nel cuore di questa stessa persona si trova un piccolo angolo dove essa può esistere in maniera sufficiente. Lì e’ dove desidero accendere il mio fuoco spirituale.
Sarà una delle tue grandi ricchezze diffondere la luce della contemplazione del nome del tuo Guru, delle sue virtù, delle sue attività giornaliere, del tesoro della sua pace, della sua vita fino a che puoi, con saggezza. Viaggia ovunque e rendi consapevoli di quelle dolci parole e virtù di Aghoreshwar che illuminano il cammino di spiritualità, semplicità e completa visione, quelle persone che sono rimaste prive dei tesori di Aghoreshwar a causa della mancanza di un miglior comportamento in loro stessi. Non c’e’ ricchezza più grande che questa, ne’ luce più grande di questa.
Il punto dove Aghorabhairavacharya si fermò e’ il punto dal quale Aghoreshwar Kina Ram proseguì la linea spirituale. Quella conoscenza espressa attraverso gli Awadhooths rimarrà come esempio per migliaia di anni. Ci sono molte storie di Aughar-Mahatma che si ritrovano solo nella tradizione orale. A causa della natura errante di questi santi, le loro storie non poterono essere raccolte e registrate opportunamente. La samadhi del nostro venerato Rajeshwar Ram ji appartiene alla stessa tradizione.
Gli Aughar non sono tantrici, non credono nel tantra e neppure in idoli assurdi. Loro credono nella tua fede e devozione, credono in se stessi e non a qualcosa di esteriore.
Se sei coinvolto in preghiere e contemplazione, ci sono alcune cose profonde che passano un migliaio di volte davanti ai tuoi occhi, ma tu non sei in grado di comprenderle e così le lasci andare. Se tu le capissi, raggiungeresti la felicità e la pace ed anche Io raggiungerei la stessa felicità e la stessa pace. Quale potrebbe essere la ragione della sofferenza? Quella di dividere con te le tue preoccupazioni e il tuo dolore. Se Io fossi coinvolto nello spegnere il fuoco che arde in te, invariabilmente il mio viso brucerebbe anch’esso. E, guardando il risultato che deriverebbe nel fare ciò, mi sarei privato di te per così tanti giorni, così tanti anni. Io non so quando il tuo fuoco si estinguerà e raggiungerai la calma. Anche Io nella tua calma, all’ombra di quell’albero, trascorrerò il tempo in pace e felicità e vedrò te in pace e felicità, capace di fare ogni cosa. Io posso essere in grado di vedere il progresso di questa nazione, di questa società che e’ ciò che desidero.
Gli Aughar-Aghoreshwar hanno per amica la verità. A seconda delle occasioni hanno le giuste buone parole. A loro piace respirare un’aria di felicità, pace ed uguaglianza.
Questa e’ la ragione per cui parlano del vivere nel corpo costituito dai cinque elementi. D’altro canto, lasciano volare fuori da questa gabbia (il corpo), l’uccello che rappresenta la loro forza vitale, facendolo riposare nell’universo cosmico, nel luogo di Kapaleshwar.
Per poter attraversare l’oceano della vita occorre un remo e la conoscenza della profondità, ampiezza e lunghezza dell’oceano. Tu puoi attraversare l’oceano sulla barca di una persona ben informata; sulla barca di Aghoreshwar.
I discepoli dovrebbero vedere ciò che impedisce loro di conservare la tradizione dei mantra, che rappresentano il modo semplice di ottenere la conoscenza. Dovrebbero praticarli ed evitare che se ne perda l’uso.
E’ sempre stata una tradizione Aughar la facilità a prestare attenzione alle pene di tutta l’umanità’.
Coloro ai quali rendiamo onore nel mantra “Aghoranna Paro Mantra” (il Mantra più grande è il nome Aghor) sono Aghoreshwar.