Percorso
Arrivo a Kashi
Shri Aghoreshwar Bhagwan Ram ji
Tratto dalla Biografia di Aughar Bhagwan Ram
Shri Bhagwan Ram ji dice che colui che lascia i genitori e se ne và, trova parecchi genitori. Alimentando il sentimento di questo legame parentale, i legami di amore e odio non si allentano e fino a quando non si riesce a sollevarsi al di sopra di loro, la sadhana rimane incompleta. Non si deve credere che si possa diventare santo o mahatma soltanto abbandonando la casa e allontanandosi. Secondo il Samadhi Siddhi Rishvara Pranidhanat, solo con l’aiuto di Ishwar si possono ottenere esiti positivi. Il motivo di ciò, è che allontanandosi da casa, dopo averla lasciata, si avverte subito il bisogno di sicuri mezzi di sostentamento e per un certo tempo non si trova aiuto neppure da altri mezzi. Proprio in questo periodo di transizione la gente si scoraggia e ritorna alla vita familiare, accettando la propria sconfitta. Allontanandosi, il loro entusiasmo di realizzarsi si affievolisce per sempre. Il sadhak veramente deciso ha piena fiducia in Dio e vince perciò le difficoltà. Shri Bhagwan Ram ji dice che chi vuole riuscire, riesce ad avere proprio fin dall’inizio la ferma volontà, la risolutezza spirituale e l’aiuto necessari.
La casa paterna di Shri Aghoreshwar a Gundii
Il venerabile si era piuttosto seccato dell’interferenza dei parenti e ora se ne uscì alla ricerca dell’infinito, se ne andò verso l’ignoto. Nell’infanzia aveva avuto l’opportunità di andare dal suo villaggio, Gundii, solo fino ad Ara. Perciò lasciando la sua casa egli stesso non sapeva dove andare. Questo richiamo probabilmente era quello di Shri Gadadhur ed egli spontaneamente s’incamminò verso Gaya.
A quel tempo era inverno ed il venerabile si era messo in cammino senza portare con sé alcun bagaglio. Il giorno grazie al sole trascorreva facilmente ma durante la notte fredda, nascosto nel campo di veccia, il tempo non passava mai. Era sempre in difficoltà per il cibo e per un luogo dove riposarsi ma egli continuò a camminare in direzione di Gaya tutto il giorno. Quando scese la notte raggiunse un villaggio per avere un po’ di cibo e luogo per riposarsi. Ma di notte nel villaggio chi poteva incontrare che fosse in grado di confortare questo viandante stanco, affamato ed assetato? Cammina e cammina, giunse nei pressi del tempio del villaggio, ma anche qui tutti erano immersi nel sonno. Fattosi coraggio il venerabile svegliò un sant’uomo e gli chiese un po’ di cibo. Allora il sant’uomo gli spiegò che la porta del tempio era già chiusa, per questo era impossibile ottenere del cibo. Di nuovo egli gli chiese qualcosa per difendersi dal freddo. Per favore ottenne un pezzo di sacco ed in qualche modo trascorse la notte.
Tempio di Shiva nel giardino
Appena fu giorno si rimise in camminò. La notte si era riposato ma ora la fame cominciò a tormentarlo maggiormente. Non potendo resistere colse da un campo alcuni parval (vegetale commestibile, Trichosanthes dioica) li mangiò crudi, bevve un po’ d’acqua e si rimise in cammino. Dopo aver camminato in questo modo per un certo tempo il venerabile giunse a Gaya dove si fermò per un po’ visitando tutti i luoghi di pellegrinaggio con sua grande gioia.
Alcuni giorni dopo fece ritorno al villaggio ma qui non si fermò a lungo e continuò a girovagare qua e là in cerca di compagnia. Una volta andò al tempio di Jagannath a Puri. In quei giorni egli viveva come un vero Brahmachari (osservava rigidamente il celibato e portava i capelli intrecciati). Indossava abiti comuni e faceva colazione proprio prima che il sole sorgesse. In quei giorni si comportava come gli asceti jainisti. Benché allora egli non avesse denaro, tuttavia spinto dal grande desiderio di visitare il Bhagwan Nilachal Nivasi andò a Puri. Giunto là si sottopose alla tonsura, fece il bagno purificatore e con devozione visitò il tempio di Jagannath.
Shri Aghoreshwar a Paraw, Varanasi
In quel momento il venerabile possedeva soltanto due paisà e li conservava per procurarsi qualcosa da mangiare a mezzogiorno. Non appena entrò nel tempio fu preso da una grande commozione e soddisfatto si inchinò davanti alla statua miracolosa di Bhagwan. Mentre il venerabile stava compiendo la Pradkshina, un sacerdote del tempio lo colpì al capo dicendo: “Perché rubi le offerte?” E il venerabile gli consegnò tutto ciò che teneva in mano. Dopo il suo pellegrinaggio il venerabile tornò indietro. Per un certo tempo rimase là e fece il bagno nel fiume sacro; dopo aver fatto ritorno da là, si unì ad un gruppo della comunità di Ramanuja col proprio maestro Vaishnava.
Questo gruppo era stato fondato da un santo penitente vaishnava e ne facevano parte santi di diverse parti della nazione. Anche dall’India meridionale erano arrivati grandi saggi e asceti. Egli partecipò a questo evento e ritiro spirituale con grande entusiasmo. Il venerabile traeva grande soddisfazione da tutti i programmi di canti sacri e dagli incontri collettivi. Un verso di quel tempo “Ramanuja pad binu tarihan na bhai” egli lo interpretò così: Per ottenere la salvezza l’unico mezzo è di unirsi religiosamente con la comunità di Ramanuj. Ramanuja, cioè Lakshman vivendo sempre con Rama ottenne questo grado. Egli spiegò che “Taran taran” può essere solo colui che ottiene lo stesso grado che aveva raggiunto Shri Ramanujachary. Quando fece ritorno da questa riunione il venerabile soleva stare in un cortile disteso sopra un letto di legno. In quell’occasione gli apparve una luce soprannaturale e meravigliosa, e dopo aver fissato lo sguardo su questa il venerabile non riusciva ad aprire gli occhi neppure di giorno. Nel contempo Egli cominciò ad avere un forte tremito. Secondo Lui questo era accaduto per grazia di Jagadish. Questo tremito riapparse spesso per anni anche dopo questo avvenimento ma ora è scomparso.
Shmashan (campo di cremazione) di Hara
Benché dopo essere tornato dal pellegrinaggio a Puri abbia vissuto per un certo tempo nel suo villaggio, Egli, dentro di sé, aveva sempre tuttavia un forte desiderio di andare altrove per realizzarsi. Il venerabile durante l’epoca della sua realizzazione fu sempre incoraggiato da un vecchio signore che egli chiamava Paramhans (illuminato). Dopo essersi consultato proprio con lui circa il suo programma futuro, partì per Kashi. Durante il suo viaggio a Kashi non aveva alcun compagno ne molto bagaglio. Partito dal villaggio salì sul treno ad Ara ed all’una di notte raggiunse Benares. Questo fatto avvenne l’ottavo giorno buio del mese di savan nell’anno 1951 quando Egli aveva l’età di 15 anni. Uscito dalla stazione chiese l’indirizzo del tempio di Shri Vishwanath: Dalla stazione arrivò fino a Chetganj. Nella buia notte pioveva e persino i cani gli ostacolavano il cammino. Alla fine trascorse il resto della notte lì, sdraiato su di un carretto.
All’alba quando la gente cominciò ad incamminarsi verso il Gange per il bagno, anch’egli si mise inconsapevolmente in cammino. Camminando dritto per la strada avanzò in direzione di Dashashwamed ghat , ma giunto presso il ponte Dershi si fermò. Mentre se ne stava attonito in mezzo alla strada, gli si avvicinò una splendente anziana signora che indossava un sari di seta bordato di rosso che con grande affetto gli chiese dove stesse andando. Le spiegò che desiderava rendere omaggio a Shri Vishwanath . Lei gli chiese allora se avesse già fatto il bagno oppure no. Alla sua risposta negativa lei gli disse di andare a fare il bagno nel Gange che scorreva lì vicino e poi di tornare da lei. Egli andò poco lontano sul Ghora ghat e lì fece il bagno. Mentre si avviava a fare il bagno indossava un langoti ed un dhoti . Qui per la mente gli balenò il pensiero di abbandonare il dhoti nell’acqua e dopo aver fatto il bagno se ne tornò indossando soltanto il langoti. Egli ritrovò la vecchia signora ferma nello stesso posto di prima, che teneva in mano gli utensili per il culto. La donna s’incamminò ed egli la seguì rispettosamente per andare a rendere omaggio a Vishwanath ji. Giunto al tempio egli provò un’immensa gioia e meraviglia e pensò che quel luogo era veramente ottimo e se avesse potuto trovare da vivere sempre in Kashi, sarebbe venuto in visita qui ogni giorno. L’anziana signora gli fece adorare Vishwanath con grande devozione. In quel momento egli non chiese nulla per sé ma solo la lode della magnificenza di Dio ed il sentimento della sua eterna sopravvivenza.
Tempio di Shiva nel giardino di famiglia
Reso omaggio a Shri Vishwanath, con l’anziana signora s’incamminò verso il tempio di Annapurna. Mentre egli guardava la vecchia entrò proprio in quel tempio. Per un certo tempo egli rimase in piedi sulla soglia del luogo di culto pensando che quello fosse il palazzo di qualche signore e proprio per questa perplessità del suo misero abbigliamento non entrò nel palazzo. Alla fine egli si sentì costretto a proseguire e giunto sul ponte Dershi ritrovò quella vecchia signora ferma lì. Egli provò una certa meraviglia perché fino a quel momento aveva pensato che quella vecchia fosse una signora appartenente a qualche famiglia per bene e che il tempio di Shri Annapurna fosse proprio il suo palazzo. Vedendolo perplesso gli chiese affettuosamente per quale scopo fosse venuto a Kashi. Quando le ebbe manifestato la propria intenzione lei gli disse semplicemente di proseguire in direzione di Assi. Lungo il cammino Egli avrebbe trovato un monastero di sadhak illuminati dove avrebbe ottenuto il desiderato maestro. Prima di riprendere la conversazione quella signora scomparve alla vista del venerabile. Egli pensò chi potesse essere quella pietosa signora. Prima ancora di poter stabilire qualcosa nacque l’idea che era suo dovere di incamminarsi sulla strada che lei gli aveva indicato. Presa questa decisione egli si diresse verso Harishchandra ghat. Poco più avanti, attorno al Krin kund, vi è l’ashram di Shri Kina Ram ji dove egli giunse verso le sette e mezzo del mattino. A quell’ora il priore del momento Shri Rajeshwar Ram ji stava dormendo ed egli si sedette in attesa nel cortile.