Percorso
Avvicinarsi al Divino
Rispettate Madri, fratelli spirituali, futuri praticanti e preziosi bambini, oggi è il quinto giorno del Navaratri e secondo le nostre capacità noi ci stiamo impegnando nella contemplazione e nell’amorevole avvicinamento alla Madre divina. Noi contempliamo attraverso la mente, la voce e la condotta ma nella nostra contemplazione anche la posizione e l’ambiente giocano un ruolo importante.
Quando un praticante siede in posa di meditazione, il corpo assume la figura di un triangolo e così diventa uno Yantra (una figura geometrica che in se stessa favorisce più facilmente l’accentramento di energia rendendola così più evidente, percepibile e rigenerante), lo stesso corpo del praticante diventa l’insediamento del Divino. Così seduti, dentro il cuore del praticante inizia a circolare un particolare flusso vibrante di energia, che egli ripeta o meno un mantra, che contempli oppure no, questo flusso si avvia da solo.
Quando una persona impara come regolarsi correttamente ne conseguono giuste azioni. Si arriva ad avere ogni cosa quando si manifestano le giuste azioni. Avere soltanto delle teorie e non porre in atto il giusto modo di regolarsi, porta agitazione. Una persona agitata si muove senza scopo giorno e notte. A causa di questa agitazione, il grande potere che arriva bussando alla nostra porta non riesce ad accomodarsi in noi e diventiamo incostanti, instabili e dentro non troviamo mai un momento di tranquillità profonda. In questa situazione la luce divina dove si manifesterà? Quel grande potere fa la sua comparsa all’interno nel momento stesso in cui riusciamo a restare calmi, in questa circostanza quindi il corpo diventa l’insediamento del Guru, diventa l’insediamento della Shakti e la nostra anima ci sollecita verso buone azioni. Quando però la nostra mente resta in subbuglio ed incapace di riposo, ci espone a molte tribolazioni. Quindi, cari fratelli, dovremmo cercare di salvarci da questa mente malferma ed agitata; se non siamo in grado di farlo per ventiquattro ore cerchiamo di farlo per dodici ore, oppure per sei ore, anche per un’ora se ciò non ci fosse possibile, infine dovremmo nell’arco della giornata cercare di salvarci per almeno cinque minuti.
Praticando il Bhuta Shuddhi (un tipo di purificazione che si attua bevendo dell’acqua posta sulla mano destra e che vivificata con l’energia di un certo Mantra è in grado di calmare in profondità la mente), dal nostro profondo noi allontaniamo tutti quei pensieri che ci tolgono tranquillità e concentrazione e, attraverso la nostra luce incontaminata, diventiamo radiosi. Di seguito dovremmo eseguire il pranayama inspirando dalla narice sinistra e trattenere per un certo tempo il respiro ed in successione espirare lentamente dalla narice destra. Anche la pratica del pranayama fa parte del Bhuta Shuddhi (la purificazione di mente e corpo) e la sua pratica regolare pervade di energia e luce pura il nostro corpo; i pensieri che abbiamo, vengono con questa pratica disinquinati: così facendo, per noi stessi e per gli altri, coltiviamo pensieri positivi.
Quanto alla ripetizione del Mantra, sia che la lingua si muova oppure no, sarà eseguita sino a che nella nostra gola permane la sottile sensazione del Mantra ed il suo flusso non ha impedimenti. Per quanto riguarda la meditazione, l’attenzione è assai più raccomandabile della meditazione ad occhi chiusi. Tra ciò che ha forma e ciò che è informe viene a crearsi un situazione conflittuale quando ad occhi chiusi iniziamo a meditare. Un antico adagio dice “Colui che è arrivato a capire come stanno le cose, che bisogno ha di meditare ad occhi chiusi? La meditazione in questo caso diventa secondaria.” Colui che ovunque ed in ogni essere scorge l’Onnipotente è in relazione col detto “Dio, tu sei dappertutto”. Anziché meditare, per una persona così è meglio prestare attenzione. Chi sa stare attento è in grado di capire la verità. Chi medita, tra se e l’Onnipotente crea una divisione, tra sé e Dio stende un velo. Non dovrebbe tra noi e l’Onnipotente esistere una divisione. Quando la nostra riflessione è incentrata su questo pensiero, siamo, con questa presa di coscienza, in condizione di stare attenti. Nel momento in cui la nostra attenzione viene attivata, molte cose ci appaiono chiare, molte cose si risolvono da sole. Quello a cui dovremmo far caso, mentre siamo seduti in posa di meditazione, è che la nostra mente sia concentrata sul nostro Mantra e che tutti gli altri organi sensoriali restino raccolti in se stessi, che rimangano introvertiti, perché loro sono incontentabili e se iniziamo ad alimentarli pretendono sempre di più. E’ inestinguibile la smania che loro hanno per qualcosa.
Quelli che si attivano per cercare di soddisfare i propri sensi restano sempre inappagati. Permane nelle loro vite un costante senso di insoddisfazione, e loro per questo, si sentono sempre vuoti dentro, per nulla al mondo costoro sono in grado di assaporare la vera gioia. All’inizio tenere a freno i sensi può apparire un compito arduo e richiede disciplina, i benefici però sono molteplici. Il corso del destino viene modificato dalla determinazione, dalla risolutezza e da un rigoroso impegno.
Unitamente allo sforzo personale noi cerchiamo di essere disciplinati e così arriviamo ad essere un ricettacolo in cui si riversa l’affetto e l’amore dei membri della nostra famiglia e dei nostri amici. Noi diventiamo per gli altri una fonte di ispirazione. Se non siamo diligenti e sprechiamo il nostro tempo e le nostre risorse in sforzi immorali, diventiamo il bersaglio dello scherno altrui. I membri della nostra famiglia e gli amici ci evitano e talvolta dobbiamo persino affrontare le frecciate del sarcasmo.
Fratelli, noi siamo capifamiglia, facciamo parte della società ed abbiamo certe responsabilità. E’ nostro dovere lavorare sodo per i nostri guadagni, dei quali una parte andrebbe risparmiata ed un’altra impiegata in buone azioni. Che genere di persone sono quelle che nulla risparmiano e che neppure impiegano i propri guadagni in buone azioni? Costoro sprecano tutto in attività di poco conto.
Rispetto alle altre attività della vita, allo sforzo personale va data più importanza. Se questo sforzo viene effettuato per guadagnarsi da vivere o per compiere buone azioni e se viene compiuto per condurre se stessi su una buona strada, esso andrà sicuramente a buon fine.
Unitamente al nostro sforzo noi dobbiamo badare alle nostre azioni. E’ questa pratica che ci porterà a comprendere il significato della nascita su questa terra, perché lo sappiamo bene tutti che gli effetti del proprio operato (karma) non risparmiano nessuno, che si tratti di un santo, di Dio o di un rappresentante di Dio, nessuno viene esentato. Persino Krishna dovette affrontare le conseguenze delle proprie azioni, del suo operato. Gli effetti del nostro operato (karma) sono come un ombra al nostro seguito.
Noi,dovremmo dare il dovuto valore a tutte quelle cose che sono importanti, dappertutto ed in ogni momento. E’ solo allora che il nostro essere interiore sboccerà come un fiore meraviglioso e noi saremo capaci di accogliere ognuno in modo adeguato. In uno stato simile, saremo considerati come degli esseri evoluti e saremo degni di ricordo. E’ per questa ragione che amorevolmente noi ci avviciniamo e contempliamo l’Onnipotente in questa occasione proficua. La nostra soddisfazione è la benedizione del divino.
La Shakti che in questa occasione noi contempliamo racchiude queste caratteristiche. Dobbiamo mirare verso queste caratteristiche e possederle. Noi indichiamo la Shakti con l’ossequioso appellativo di Madre. Nei confronti del proprio bambino una madre è sempre benevola. Noi, qualche volta, osiamo approfittare della sua gentilezza e le chiediamo di darci, nelle mani sporche che abbiamo, dei dolci saporiti. Per impedire che il bimbo si ammali (mangiando con le mani sporche) la madre, per il suo bene, può negare queste cose, e quando il fanciullo ha le mani pulite, che ne abbia o no fatto richiesta, lei, molto amorevolmente, mette i dolci nelle sue mani.
Fratelli, dobbiamo far caso a queste cose: se le nostre mani sono pulite a sufficienza oppure no, le nostre azioni sono pulite quanto basta, se qualcuno ci ha sviato oppure no o se siamo noi che qualcun’altro stiamo portando fuori strada.
Dobbiamo rimanere vigili nei confronti delle voglie dei nostri organi sensoriali. Travestiti da amici, questi continuano a fuorviarci ogni istante. Dato che da questi amici siamo sviati e distratti, l’intera esistenza appare circoscritta dall’oscurità. Ogni amorevole tentativo di avvicinamento al divino, le contemplazioni e le osservanze a cui durante questa occasione noi ci dedichiamo, in nessun caso vanno sprecate. Quest’insieme di cose frutterà e a tempo debito troveremo benestare e gratificazione. Mai dovremmo sottovalutare ciò che il nostro amorevole avvicinamento al divino e la nostra contemplazione sono in grado di dare. Ho la massima convinzione che sia ben accetta qualsiasi cosa per la quale vi impegnate. A noi ciò porterà giorni di felicità nelle nostre vite.
Con queste parole ringrazio tutti voi per avermi dato l’opportunità di parlarvi e mi congedo da voi.